Christa Sedlatschek
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Inoltre, dove le donne lavorano in settori a prevalenza maschile, le loro
esigenze in materia di SSL non possono essere prese in considerazione, o
possono essere preda di pressioni psicosociali che sono meno pronunciate
per uomini negli stessi ruoli.
In aggiunta alle disuguaglianze sul posto di lavoro, vi sono anche quelle
presenti nella società in generale, come la discriminazione e la quota
sproporzionata a carico delle donne degli oneri di lavoro domestico non
retribuiti e della cura dei bambini e di altri parenti a carico: tali fattori
influenzano molto spesso l'accesso delle donne a lavori a tempo pieno ben
retribuiti, o a lavori permanenti - comportando anche un eventuale effetto
negativo sulla salute mentale femminile - e possono portare alla creazione
di un insufficiente rapporto di equilibrio vita-lavoro, con conseguenze
negative sia per il benessere fisico che per quello psicologico.
Un diverso approccio: mainstreaming di genere
Attualmente, per individuare e prevenire i rischi in materia di salute e
sicurezza sul lavoro prevale nella UE un approccio di genere ‘neutro’.
Tuttavia, vi è una crescente consapevolezza che questo approccio “one-
size-fits-all”, che prende come indicazione 'media' di riferimento il
lavoratore di sesso maschile, non sia sufficiente a sostenere un cambio e
una crescita nella visione della forza lavoro stessa. Infatti, esso non tiene
in considerazione la diversità nella composizione dei lavoratori e può
lasciare che le donne (e gli uomini) non si adattino al modello esposto al
rischio. Un esempio molto chiaro e concreto è rappresentato dal caso in
cui ad una donna venisse richiesto di utilizzare attrezzature di protezione
individuale (DPI), progettate per un uomo di medie dimensioni.
Ci sono già stati preoccupanti segnali di tendenze occupazionali che
stanno avendo un impatto negativo sulla salute delle donne e che la
legislazione in materia di SSL non riesce a prevenire. Non a caso, già da
tempi non sospetti, le ricerche hanno dimostrato che vi è un urgente
bisogno di migliorare la SSL delle donne: infatti, anche nel 1995, quando
c'erano meno donne nel mondo del lavoro, tali indicazioni hanno rilevato
come più della metà di tutti i casi di malattie professionali fossero a carico
delle donne (45% delle allergie, 61% delle malattie infettive, 55% dei
problemi di natura neurologica e il 48% di epatica e denunce
dermatologiche). Negli ultimi anni, il tasso di incidenti, compresi quelli
mortali, in posti di lavoro occupati in maggioranza da donne – come ad