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Un resoconto del convegno promosso dal Comitato Donne AiFOS “SOFiA” in occasione della Giornata internazionale della donna
SOFiA è il nome della Dea della saggezza, nonché la lettura allo specchio di AiFOS. SOFiA è il nome del Comitato Donne AiFOS, nato per sviluppare e promuovere temi collegati alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, e più in generale del loro benessere, applicando alle iniziative poste in essere un approccio innovativo e ragionando un’ottica di genere.
In linea con questo approccio lo scorso 8 marzo, per il terzo anno consecutivo in concomitanza con la Giornata internazionale della donna, si è svolto a Milano il convegno “Conciliazione Casa Vita Lavoro: una questione di salute, sicurezza e benessere”.
Per ripercorrere brevemente i passaggi chiave dell’evento abbiamo intervistato Paola Favarano, Presidente del Comitato Donne “SOFiA” e Consigliere Nazionale AiFOS.
L’idea del convegno nel giorno della festa della donna è nata tre anni fa con l’obiettivo di trattare temi importanti come il ruolo della donna nel lavoro, la salute delle lavoratrici attraverso l’alimentazione e, quest’anno, ha toccato un tema sempre attuale e particolarmente sentito dalle donne ovvero il problema della conciliazione fra impegni lavorativi e vita privata.
L’idea di quest’anno però era anche di parlare di un tema che, a prima vista, sembra poter riguardare prettamente la donna madre di famiglia, ma che può essere declinato in modo più ampio, evidenziando come la nostra salute possa essere minata da ritmi e sistemi organizzativi che non permettono di conciliare aspetti diversi della vita degli uomini e delle donne che dovrebbero lavorare per vivere, ma che sempre più spesso si trovano a vivere per lavorare.Come ci ha spiegato Chiara Vannoni, il problema è fondamentalmente quello di concedere pari opportunità (a uomini e donne) per migliorare la conciliazione, evitare danni alla salute e discriminazioni sul lavoro. Ciò ha fatto sì che tutti i partecipanti siano stati davvero catturati dai vari interventi al punto che al termine del convegno nessuno sembrava intenzionato ad andarsene…nonostante lo sciopero dei mezzi incombente!
Conciliare significa mettere d'accordo cose tra loro in «contrasto», ci poniamo ogni giorno nella condizione di dare il giusto spazio ad ogni attività della nostra vita: la necessità di lavorare e avere del tempo libero, il desiderio di maternità e la carriera, la cura dei nostri familiari, magari anziani, e la cura di noi stessi, la necessità di risparmiare per affrontare il futuro con serenità e la voglia di avere una vita sociale attiva…
La ruota della vita è un esercizio che uso nei primi incontri di coaching, che aiuta a visualizzare quanto spazio diamo a diverse attività necessarie per completare la nostra vita e a prendere coscienza di quando c’è poco spazio per noi stessi, magari a discapito del lavoro o se il nostro tenore di vita è troppo basso rispetto alle nostre aspettative. Non sempre è un bel guardare, ma aiuta a vedere e capire se la ruota su cui gira la nostra vita è ammaccata, perché squilibrata, oppure se gira bene perché ogni area ha il suo giusto spazio. Giusto per noi ovviamente.
È un buon punto di partenza insomma per capire da dove partire per conciliare meglio i nostri impegni e stare meglio. Per ognuno può determinare scelte diverse, ma comunque importanti.
Oggi la tecnologia ci permette di lavorare in modo smart e agile e quindi, da un certo punto di vista, supporta la conciliazione, perché posso lavorare anche a casa, non devo magari fare tante ore di auto per raggiungere il posto di lavoro, posso lavorare in orari diversi più compatibili con le mie esigenze. D’altra parte, come evidenziato da Emanuele Dagnino, si crea una nuova dipendenza, un nuovo bisogno: essere sempre connessi, rispondere tempestivamente alle richieste professionali a discapito della necessità di “staccare” non solo fisicamente dal posto di lavoro e dalle sue incombenze, insomma una sorta di presenzialismo virtuale.
Le aziende che adottano questi nuovi sistemi devono quindi diffondere anche una sorta di regolamentazione e percorsi formativi e di informazione per aiutare queste nuove categorie di lavoratori e gestire bene il proprio tempo, che non significa solo massimizzare i risultati, ma anche imparare una sorta di “igiene” quotidiana dei ritmi di lavoro. Il diritto alla disconnessione è chiamato in causa dalla legislazione francese che per prima lo ha regolato come un diritto da rivendicare nei confronti dell’azienda, ma spesso è un diritto cui, noi per primi rinunciamo inconsapevolmente. L’incapacità di permettere e permettersi la disconnessione genera ovviamente stress al lavoratore e peggiora lo stato di salute e la qualità della vita delle persone.
Nella mia azienda (Stantec è una multinazionale specializzata nella progettazione ingegneristica) sono già alcuni anni che adottiamo forme di lavoro agile, ed effettivamente aiuta a conciliare gli impegni molteplici che ci prendiamo. Molte aziende lo stanno sostenendo perché migliora la produttività: tant’è che molte ricerche evidenziano che il tempo risparmiato dal lavoratore grazie allo smart working spesso viene rinvestito quasi completamente nel lavoro e non in attività per stare bene e migliorare la propria condizione di vita. Questo per me è un punto critico, manca ancora una cultura realmente del lavoro smart e non hard, deve essere ancora sviluppata la cultura che ci porti a lavorare in modo intelligente e non intenso.
È utile per imparare le buone prassi e scoprire che non si è soli, oggi i riflettori su questi temi sono sempre accesi e si rischia di perdere di vista il contesto in cui questo sta succedendo. Il contesto del lavoro è sempre più complesso e fluido e i cambiamenti sono repentini. Il lavoro non è più il luogo dove si va, ma le cose che si fanno. Non si misura più il tempo, ma l’obiettivo. Dove questi principi sono ben chiari le organizzazioni rispondono in modo efficace improntando la gestione delle persone su fiducia e rispetto, dove invece si fa finta di non vedere vengono utilizzati per mascherare sfruttamento e poco rispetto per la professionalità messa in campo.
In Stantec Italia l’Amministratore Delegato Emanuela Sturniolo – non a caso una donna – ha fortemente sostenuto l’introduzione dello smartworking valorizzando i risultati di sostenibilità ambientale (riduzione emissioni CO2 e agenti inquinanti grazie alla riduzione degli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro) e di sostenibilità sociale (miglioramento della conciliazione vita-lavoro e costruzione di una cultura collaborativa fondata sulla fiducia), al punto che abbiamo introdotto una specifica figura, quella del Cultural Manager, per traghettarci verso orizzonti sempre più sostenibili e smart da ogni punto di vista.
SOFiA vuole essere un modo inclusivo di ampliare i punti di vista su salute e sicurezza. I prossimi passi sono l’integrazione dei contenuti formativi offerti da AiFOS con specifici contributi che permettano di includere il punto di vista femminile nella trattazione dei temi più caldi: uso dei DPI, impatto dei fattori stressogeni, impatto sociale delle nuove forme di lavoro, rischio biologico e chimico, eccetera. Apriremo presto un gruppo di lavoro per produrre articoli, contenuti e brevi pillole su questi temi, spero sarete dei nostri!
Per ulteriori informazioni:
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
Tel 030.6595031 - Fax 030.6595040 | C.F. 97341160154 - P. Iva 03042120984
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