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Le riflessioni di Lucio Fattori, formatore qualificato AiFOS e curatore del Giornale del Registro Professionale Consulenti
Il tema delle procedure aziendali è sempre di maggior rilievo soprattutto per quelle categorie di aziende che hanno affrontato, o stanno affrontando, i percorsi di certificazione in vari ambiti (qualità, sicurezza e ambiente ma non solo). Può essere interessante inizialmente capire quale definizione fornisca il dizionario Treccani del sostantivo procedura:
modo di procedere, cioè di operare o di comportarsi in determinate circostanze o per ottenere un certo risultato (sinonimo in taluni casi di procedimento, in altri di prassi).
La recente norma UNI ISO 45001, con un’impronta più legata al mondo della salute e sicurezza sul lavoro, definisce la procedura “modo specificato per svolgere un’attività o un processo” dove in precedenza il processo era stato definito come “l’insieme di attività correlate o interagenti che trasformano input in output”.
A questo proposito è interessante osservare due aspetti chiave.
Il primo, esplicitato dalla norma ISO, è che le “procedure possono essere documentate o meno”. In effetti in molti casi le procedure sono note anche se, formalmente, sembrano non esistere. Su questo torneremo a breve.
Il secondo punto di particolare interesse è la correlazione tra la procedura e il “processo” inteso in senso estensivo, come la serie di tutte le attività svolte dall’azienda, quindi non in riferimento solo alla gestione della sicurezza.
Il Decreto Legislativo 81/2008 affronta in più punti il tema delle procedure.
Per esempio ne troviamo traccia nelle definizioni di formazione (processo educativo attraverso il quale trasferire … conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi) e addestramento (complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori … le procedure di lavoro).
Parlando poi della valutazione dei rischi nell’Articolo 28 troviamo il riferimento a “l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare…” quando si parla di misure di miglioramento.
Si riscontrano riferimenti alle procedure anche in relazione alle misure di gestione dell’emergenza (primo soccorso, lotta antincendio, evacuazione dei luoghi di lavoro) e, per esempio, alla riconsegna e deposito dei DPI.
Tra le attribuzioni del Servizio di Prevenzione e Protezione (Art. 33) leggiamo:
1. Il servizio di prevenzione e protezione dai rischi professionali provvede
…
c) ad elaborare le procedure di sicurezza per le varie attività aziendali; …
L’aspetto di gestione della sicurezza aziendale, ma non solo, insito nel concetto di procedura dovrebbe aiutare a definire il contorno dei compiti del servizio di prevenzione e protezione ma anche la potenzialità dello strumento nell’ambito di un sistema di gestione (anche se non certificato).
Dicevamo prima dell’immaterialità, in alcuni casi, delle procedure aziendali che però sono invece ben note agli operatori. Nella mia esperienza professionale, formatasi nell’ambito dell’edilizia, ho imparato fin dai primi giorni di attività che se in cantiere non arrivavano le istruzioni corrette il cantiere non si fermava ma avanzava “ad intuito”. Da qui l’insegnamento del mio titolare del tempo: “Se non sei tu a dire come fare, stai pur certo che faranno come vogliono loro”.
Credo che questa sia la sfida dell’RSPP, ma anche di tutto il Servizio, nelle aziende oggi: se non andiamo a investigare su modus operandi errati ma consolidati nel tempo, cercando di farci dire come veramente (e non in versione edulcorata) e con che mezzi viene svolto un certo lavoro, rischiamo che le cosiddette “procedure non scritte” sovrastino qualsiasi altro evento formativo o disposizione di legge.
Analizzare il processo produttivo in ogni sua fase e innestare, come un sapiente botanico, la sicurezza nell’attività è certamente complesso.
Ma lo sarà sempre di più se le procedure che proporremo non saranno realisticamente realizzabili o, peggio ancora, verranno smentite per esempio dal controllo di produzione o da altri vertici aziendali.
In conclusione è opportuno ricordare che non esistono un modo sicuro e uno non sicuro di fare produzione. Esiste un unico modo, quello che garantisce la qualità, l’economicità, il rispetto di altri parametri e anche, e soprattutto, la sicurezza.
Se ragioneremo secondo questo criterio cresceremo culturalmente e cominceremo a cogliere anche lo spirito della nuova ISO che ci ricorda che ogni procedura è IL “modo specificato per svolgere un’attività o un processo”. E non ci saranno, a nessun livello, altre alternative.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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