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Ieri come oggi: Franco Mugliari riprende i suoi pensieri che - nonostante siano stati pubblicati molti anni fa - sono ancora attualissimi
Il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro periodicamente appassiona e indigna l’opinione pubblica ogniqualvolta la cronaca registri un infortunio sul lavoro grave o mortale. Spesso, travolti dall’emozione e dallo sdegno, ci si dimentica di riflettere su ciò che sta dietro lo stesso fenomeno infortunistico, le sue ragioni, gli strumenti della prevenzione, la vigilanza, la formazione, eccetera. Poi, una volta cessato il clamore, ci si dimentica un po’ tutto, almeno fino al prossimo infortunio.
Così è accaduto anche in occasione dei recenti infortuni mortali il cui clamore è stato amplificato dai media all’unisono con la richiesta avanzata da più parti di potenziamento della vigilanza e di un maggior numero di ispettori. Ma 10-100-1000 ispettori in più da soli non potranno mai sconfiggere il fenomeno infortunistico. Se ci limitassimo a sottolineare quello che certamente è un dato reale (la mancanza di controlli) non faremmo comunque molta strada e, soprattutto, non affronteremmo quelle che sono le ragioni profonde del fenomeno infortunistico in Italia.
Un Paese, il nostro, in cui vige un sistema punitivo, per la violazione delle norme sulla prevenzione, estremamente severo e rigoroso (reati contravvenzionali che prevedono la sanzione alternativa di ammenda o arresto) ma che, al di là del numero di ispettori chiamati a vigilare sulla loro applicazione e della reale possibilità di essere beccati in flagranza di reato, è spesso oltremodo depenalizzante (D.Lgs. 758/94) rendendo spesso più conveniente rischiare ed eventualmente, pagare una sanzione amministrativa pari ad ¼ della pena massima prevista, che adempiere a quanto previsto dalla norma.
Se poi le cose dovessero andare male e cascarci il morto… beh potremmo sempre contare sulla lentezza della giustizia se è vero, come è vero, che l’80% dei processi per infortuni sul lavoro cade in prescrizione.
Oppure? 2 esempi su tutti.
1) La tragedia di Molfetta del 3 marzo 2008. Cinque operai morti nella cisterna: dopo nove anni tutti assolti. Revocate in appello le condanne per il caso della Truck Center.
2) Rogo della Thyssen di Torino del 5 dicembre 2007. L'ad Harald Espenhahn è sempre fuori nonostante la condanna definitiva!
Muglia la furia (Franco Mugliari)
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