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Una rubrica di approfondimento per conoscere il punto di vista di chi la formazione la fa (e la vive) ogni giorno. A cura di Marco Michelli
Abbiamo avuto l’opportunità di leggere le note descrittive del progetto “Sorrisi nel silenzio”, che ha ottenuto la menzione speciale nel Premio Innovazione AiFOS 2016. Ebbene, nella precisione e meticolosità degli appunti presi, che sottolineavano le difficoltà e il procedimento di impostazione del piano formativo, racchiudono l’attenzione e l’impegno che è stato profuso per mettere a punto l’intero svolgimento. Parliamo di un percorso di formazione alla sicurezza per ragazzi dell’Istituto Statale d’Istruzione Specializzata per Sordi di Padova e, dunque, una formazione fuori dal comune e complessa, ma anche capace di regalare tante gratificazioni. Fare formazione per Mario Mirimin, responsabile di M2 Sicurezza, significa costruire insieme; tornare a casa, da formatore, un po’ più ‘ricchi’ dentro. Perché la formazione deve parlare di te.
Nel conferire la menzione speciale, forse la stessa giuria del Premio Innovazione non ha solamente apprezzato la difficoltà dell’impostare un corso atipico, ma ha voluto dare un riconoscimento anche al lavoro di preparazione che era stato condotto per l’elaborazione del percorso di formazione alla sicurezza dedicato ai ragazzi dell’ISISS Magarotto di Padova.
Questo perché l’acronimo ISISS significa Istituto Statale d’Istruzione Specializzata per Sordi e, pertanto, i ragazzi che frequentano l’Istituto sono ipoudenti, vale a dire abituati a comunicare e ad apprendere con il linguaggio dei gesti. Il corso “Sorrisi nel silenzio” è stato, quindi, progettato con l’utilizzo di specifiche metodologie visive che permettessero la massima comprensione dei contenuti.
Non si è trattato di fare formazione, dunque, ma di qualcosa di completamente diverso. Bisognava tener presente non solo le problematiche peculiari di ogni gruppo di giovani studenti, come la scarsa concentrazione e la distrazione, ma anche le questioni concernenti ragazzi che non guardano il loro interlocutore, ma il lato dove si trova la traduttrice gestuale e la necessità di tempi di reazione completamente diversi dall’ordinario.
- Il progetto “Sorrisi nel silenzio” ha ottenuto la menzione speciale del Premio Innovazione: ci racconti l’iniziativa?
Il progetto è stato messo a punto per erogare formazione sulla sicurezza, secondo le metodiche previste dall’Accordo Stato-Regioni del 21.12.2011, agli studenti dell’Istituto Tecnico I.S.I.S.S. Magarotto di Padova. Sono state coinvolte nella formazione le classi terza, quarta e quinta dell’Istituto, in quanto i ragazzi si recheranno in stage presso aziende nel progetto alternanza scuola-lavoro.
Nell’impostare le linee guida per come procedere abbiamo tenuto presente le indicazioni dell’autorità scolastica e abbiamo fatto una serie di sopralluoghi e una sorta di simulazione per renderci conto di quello che avremmo incontrato.
- Solo dopo questi passaggi avete proceduto a fare la messa a punto delle lezioni. Come avete ragionato?
Com’è immaginabile, si è dovuto ricominciare praticamente da zero. Il punto di partenza è stata l’età dei ragazzi. Ci siamo chiesti come avremmo impostato la lezione per dei ragazzi normoudenti di 17-18 anni di un qualsiasi istituto tecnico, ed abbiamo iniziato la strutturazione partendo dalle slide solitamente utilizzate per la formazione.
Per catturare l’attenzione fin dal primo momento, l’incipit della lezione è stato costruito proiettando foto molto particolari di atteggiamenti sbagliati sul lavoro per sviluppare poi il concetto di “sicurezza nei luoghi di lavoro”. Il secondo passo è stato quello di inserire dei personaggi famosi di fumetti (i Simpson e i Minions) all’interno delle slide. La scelta non è stata facile, per il rischio di cadere nel patetico e non attirare più di tanto l’attenzione. Qui mi è venuta in aiuto mia figlia di 17 anni alla quale ho sottoposto (a forza…), la visione delle slide più volte, inserendo vari personaggi di tanto in tanto.
Quando si è messa ridere ho capito che il personaggio era quello giusto.
- Quando hai compreso che stavate procedendo nel modo giusto?
Punto di forza del progetto, è stata l’innovativa modalità di esecuzione dei test, recentemente testata su corsi di garanzia giovani, con discenti di 20 – 25 anni, che hanno risposto con entusiasmo alla proposta.
Quindi, il test non è stato effettuato su moduli cartacei, ma attraverso l’utilizzo della piattaforma Kahoot, scaricando un’app sul telefonino che diventa una pulsantiera per rispondere ai test proiettati, con risposte a tempo. Le diciture sono state completamente riviste, cercando di costruire frasi snelle e senza termini particolarmente difficili, cercando di rimanere comunque nel contesto con una struttura professionale. Sono stati inoltre inseriti elementi grafici, riportandoli dalle slide della lezione creando, grazie alla peculiarità della piattaforma, una vera e propria gara di abilità e velocità nel rispondere.
- Risultati?
Fare i test cadenzati nell’arco di ogni lezione, sotto forma di gioco-gara, è stato sicuramente determinante per ingaggiare i ragazzi.
Però credo che l’intero progetto sviluppato abbia avuto una certa efficacia, anche per le modalità didattiche e di coinvolgimento.
- Ciononostante la realtà nella quale ti sei andato a cimentare presenta sempre qualcosa che di imprevedibile…
Ho svolto personalmente le docenze, e devo essere sincero, la prima mezz’ora non è stata facile. Mi sono accorto subito che non avevo modo di coinvolgerli quando si distraevano. Non sentivano il richiamo e/o il cambio di tono della voce e, se mi spostavo per attirare l’attenzione di qualcuno, se ne distraevano altri.
Entrato in sintonia con loro, mi sono letteralmente scordato che erano sordi ed abbiamo praticamente sviluppato la lezione assieme.
Sono riuscito a spronarli nel fare domande, giocando ad invertire le parti: spiegavo e l’insegnante LIS traduceva alla classe, poi loro facevano le domande rivolti alla classe, posizionandosi vicino a me, e l’insegnante traduceva per me. Ad esempio, ad un certo punto hanno chiesto se gli incidenti che accadono ai box della Ferrari in Formula 1 possono essere considerati all’interno dell’ambito di sicurezza sul lavoro: è così, la giornata successiva, abbiamo utilizzato la metafora dei box Ferrari per approfondire e declinare determinati aspetti della SSL. E’ stato, insomma, un modo di comunicare utilizzando concetti per loro più immediati da cogliere. Insomma, un’esperienza che ha impegnato moltissime energie in fase di preparazione e di esecuzione, ma che ha dato tanto sia a livello professionale, ma soprattutto a quello umano.
- Perché questo modo di fare formazione?
Ho superato le 10mila ore di aula e ritengo non sia più il tempo di fare corsi ordinari. Perché al di là di quello che la normativa impone di dire, a mio avviso, è fondamentale riuscire a coinvolgere. Una volta ho sentito un titolare d’azienda che ci aveva commissionato un corso che, nell’entrare in aula, disse “Ho sentito ridere e allora vuol dire che va bene”. Ecco, ritengo sia il giusto approccio alla formazione.
Il limite della formazione d’aula classica è che è incentrata sulle problematiche generali: ma formare significa anche per il formatore riuscire a portare a casa un arricchimento, anche a costo di modificare il programma preimpostato. La formazione deve parlare di te, delle tue esperienze, ma anche delle esperienze di chi ti ascolta. E senza dialogo con i discenti non puoi pretendere che ciò avvenga.
- Come dovrà essere la formazione del futuro allora?
Gli obblighi di legge regolamentano una buona parte della formazione e indicano le ore da erogare, il rischio è che le lezioni siano di fatto ingessate. Servono input più bassi a livello generale e la possibilità di segmentare tempistiche e argomenti in modo da aumentare l’efficacia. Si avverte sempre più la necessità di pensare ad una formazione capace di essere costruita insieme, docente e discenti capaci di beneficiare l’uno dell’apporto degli altri.
- Come hai iniziato?
Sono un ex dirigente di azienda. Quando ho cominciato a fare il consulente mi occupavo di HCCP e di formazione a livello generale. Poi ho visto come stava evolvendo la normativa sulla sicurezza la formazione per i lavoratori e ho seguito l’ambito di SSL, me ne sono innamorato e non me ne sono più allontanato.
- Slogan?
Quando fai formazione devi uscire dall’aula con più conoscenza di quella che avevi quando ne sei entrato. Se non ‘ricevi’ qualcosa dagli altri, vuol dire che non hai dato.
- Sogni nel cassetto?
Li sto realizzando…
M2 Sicurezza nasce da un pool di consulenti e professionisti esperti in sicurezza nei luoghi di lavoro, cantieristica e HACCP. Provenienti in massima parte da esperienze di dirigenza aziendale, sono caratterizzati da una forte preparazione ad una grande competenza acquisita negli anni direttamente sul campo. I servizi offerti alle aziende comprendono un check-up delle problematiche aziendali, un’analisi dello stato di fatto ed una proposta di intervento da sviluppare con affiancamento di un nostro consulente direttamente in azienda.
Le varie esigenze aziendali, sia quelle legate alla legislazione vigente, quali la sicurezza nei luoghi di lavoro, o l’autocontrollo alimentare (HACCP) per le aziende della filiera alimentare, sia quelle legate alla crescita ed allo sviluppo dell’azienda, quali la messa a punto di nuovi processi o linee produttive, vengono affrontate con il coinvolgimento dei Datori di Lavoro, dei Dirigenti e dei Lavoratori.
La nostra filosofia è quella di affiancare l’azienda, offrendo al contempo competenza e flessibilità, in modo da poter operare secondo quanto previsto dalla normativa vigente, interagendo con i responsabili aziendali e non semplicemente imponendo le soluzioni necessarie.
Per info m2sicurezza.it.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
Tel 030.6595031 - Fax 030.6595040 | C.F. 97341160154 - P. Iva 03042120984
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