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Tutti i lavoratori nell’UE hanno diritto ad avere una rappresentanza in materia di SSL: perché dunque la prassi nei posti di lavoro non rispecchia le disposizioni di legge?
L’indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER-2), compiuta dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), ha raccolto le risposte di quasi 50.000 imprese sulla gestione della sicurezza e salute sul lavoro e sui rischi sul posto di lavoro, analizzando in particolare la partecipazione dei lavoratori e i rischi psicosociali.
Ora, sulla base dei dati raccolti, è stata pubblicata la relazione “Partecipazione dei lavoratori alla gestione della sicurezza e salute sul lavoro: evidenze qualitative tratte dalla seconda Indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER-2)”. Il documento presenta i risultati di uno studio qualitativo sulla rappresentanza dei lavoratori nella SSL nell’Unione europea, che fa seguito proprio all’indagine ESENER-2.
Estrapolati i dati specifici, lo studio si è occupato di porre attenzione al tema della rappresentanza degli interessi dei lavoratori, nel settore della sicurezza e della salute, così come percepita dai rappresentanti stessi, dai loro colleghi lavoratori e dai rispettivi datori di lavoro e dirigenti. A tal fine, si avvale di specifiche interviste condotte in 143 imprese di varie dimensioni di sette Stati membri dell’UE: Belgio, Estonia, Grecia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Svezia.
Dunque, non essendo stata annoverata l’Italia tra le nazioni prese a riferimento, purtroppo non abbiamo a disposizione ritorni diretti relativi allo scenario nazionale. Tuttavia, come spesso accade in ambito comunitario, i risultati non solo offrono una panoramica completa e attuale di come gli interessi dei lavoratori nel campo della sicurezza e della salute sul lavoro (SSL) siano rappresentati nelle imprese europee, ma consente anche di fare valutazioni che, in qualche modo, ben rispecchiano anche lo scenario italiano e possono suggerire azioni mirate.
In primo luogo lo studio mostra come la rappresentanza dei lavoratori nel settore della SSL sia in declino in tutta Europa, mentre si moltiplicano gli accordi di partecipazione alla stessa SSL promossi dai dirigenti. Sono presi in esame i fattori determinanti e le possibili conseguenze di tali cambiamenti.
«Perché la rappresentanza dei lavoratori sia efficace sono necessari un fermo impegno da parte del datore di lavoro verso gli approcci partecipativi alla SSL e la presenza in azienda, o al di fuori della stessa, di organizzazioni dei lavoratori solidali e di rappresentanti dei lavoratori qualificati e bene informati». A dirlo è Christa Sedlatschek, Direttrice dell’EU-OSHA, nel presentare la relazione. «Al di là delle differenze tra Stati membri riconducibili al contesto nazionale, una cosa è certa: un fermo impegno da parte del datore di lavoro verso gli approcci partecipativi alla SSL e la presenza in azienda, o al di fuori della stessa, di organizzazioni dei lavoratori solidali e di rappresentanti dei lavoratori qualificati e bene informati sono fondamentali per garantire una rappresentanza efficace dei lavoratori».
Esempi di questo tipo di rappresentanza centrata sui lavoratori sono stati rinvenuti in tutti i paesi studiati, in particolare nelle imprese di Svezia e, in misura minore, Belgio e Paesi Bassi. Tuttavia, anche in questi paesi, pratiche estremamente efficaci di partecipazione dei lavoratori alla SSL sono state osservate soltanto in un numero ristretto di imprese studiate, il che fa pensare che una buona rappresentanza dei lavoratori sia ancora l’eccezione e non la norma.
Tutti i lavoratori nell’UE hanno diritto ad avere una rappresentanza in materia di SSL: perché dunque la prassi nei posti di lavoro non rispecchia le disposizioni di legge? La risposta è complessa, ma la relazione indica che una concausa è senz’altro rappresentata dalle misure legislative in vigore in materia di rappresentanza dei lavoratori nel campo della SSL. Molte di queste misure, infatti, hanno una funzione propedeutica e non sono obbligatorie: gli elementi a disposizione indicano che gli ispettori competenti incaricati di vigilare le imprese raramente fanno rispettare le disposizioni in materia di rappresentanza dei lavoratori.
I risultati evidenziano, inoltre, che in Europa vi è stato un incremento nell’uso degli approcci alla SSL che si avvalgono di sistemi di gestione in cui la responsabilità della gestione della sicurezza e della salute ricade su un dirigente o un esperto. Pur essendo stati riscontrati alcuni esempi di buone prassi, numerosi sono stati i casi in cui la rappresentanza dei lavoratori risulta meno efficace, poiché i rappresentanti stessi hanno perso autonomia, riducendosi a svolgere il ruolo di «occhi e orecchie» dei responsabili della sicurezza.
La relazione segnala anche come siano diversi i fattori contestuali che incidono sulle pratiche di rappresentanza dei lavoratori: tra questi, la natura degli obblighi di legge nazionali, le dimensioni del luogo di lavoro e il settore di attività, gli accordi di contrattazione collettiva in vigore e le condizioni sociali ed economiche in generale. Le imprese con pratiche di rappresentanza dei lavoratori più efficaci erano maggiormente diffuse in Svezia, Belgio e Paesi Bassi, ossia nei paesi dove i sindacati e altre istituzioni organizzate nel campo del lavoro continuano a vantare una forte presenza. In Svezia, per esempio, il rispetto degli obblighi di legge è monitorato da ispettori, che hanno regolari contatti con i rappresentanti dei lavoratori. In Grecia e Spagna, dove la recente crisi economica ha avuto un effetto particolarmente penalizzante, si sono registrati tagli alle risorse destinate alla SSL ed è diffusa tra gli intervistati l’impressione che la rappresentanza dei lavoratori costituisca, nella migliore delle ipotesi, un aspetto di secondaria importanza.
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